ONE 2017 DATA Report: Finanziare il Secolo Africano
Mentre gli aiuti finanziari internazionali faticano a far fronte a bisogni crescenti, l’Italia deve farsi avanti e assumere un ruolo guida positivo
- I paesi africani stanno ricevendo una quota decrescente delle risorse globali
- Il mancato investimento nella gioventù africana porterà a disoccupazione e instabilità diffuse e minaccerà gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, avverte il rapporto
- Nonostante gli aiuti pubblici allo sviluppo italiani siano aumentati, l’Italia continua a non rispettare gli impegni internazionali in materia di aiuti oltremare
I più poveri del mondo stanno ricevendo una quota decrescente delle risorse finanziarie globali secondo un nuovo rapporto dell’organizzazione The ONE Campaign. Il rapporto avverte che il tempismo con il quale si sta manifestando questa tendenza non potrebbe essere peggiore e corriamo il rischio di perdere l’opportunità di sfruttare il “dividendo demografico” dell’Africa. Entro il 2050, la popolazione dell’Africa è destinata a raddoppiare e a diventare la più giovane del mondo: la popolazione giovanile africana sarà infatti 10 volte quella dell’Unione Europea. Un aumento dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS), degli investimenti privati e delle risorse nazionali è necessario per finanziare l’istruzione, l’occupazione e l’empowerment di questa gioventù in crescita che è cruciale per sollevare i paesi meno sviluppati dalla povertà, accelerare la sostenibilità e garantire prosperità a lungo termine.
La spesa destinata dall’Italia agli aiuti allo sviluppo è aumentata per il quarto anno consecutivo, portando il tasso APS/RNL allo 0,26%, ma rimanendo ben lungi dall’obiettivo internazionale di stanziare lo 0,7% del RNL per l’APS. Nonostante gli aumenti dell’APS nel breve termine, gli impegni dell’Italia nel lungo periodo sono rimasti invariati.
Kate Critchley, Direttrice Esecutiva per l’Europa (ad interim) di ONE, ha affermato: “Ospitando i leader del G7 in Sicilia, luogo geograficamente più vicino all’Africa di ogni altra precedente sede del vertice, l’Italia ha inviato un segnale positivo della sua volontà di assumere un ruolo prominente nel forgiare un nuovo partenariato internazionale con il continente. Tuttavia, l’Italia continua a non rispettare gli impegni internazionali in materia di aiuti oltremare. Per di più, la spesa interna per l’assistenza ai rifugiati rappresenta una quota preoccupante del bilancio complessivo stanziato dall’Italia. L’Italia fa bene a investire nella sicurezza e nell’accoglienza dei profughi e deve continuare a farlo, ma senza sviare risorse da vitali programmi di aiuto. Questi costi non dovrebbero contare come assistenza internazionale allo sviluppo”.
“Allo stesso tempo, l’Italia deve mettere la trasparenza al centro di un nuovo patto con l’Africa perché i flussi finanziari illeciti minano gli interventi di stimolo alla crescita sociale ed economica. Pertanto, nell’ambito della revisione della direttiva europea antiriciclaggio (AMLD), l’Italia deve sostenere con forza le norme UE per rendere pubbliche le informazioni relative ai beneficiari effettivi di imprese e trusts, strutture che sono spesso utilizzate da funzionari corrotti per sottrarre indebitamente fondi dai paesi in via di sviluppo”.
Il rapporto 2017 DATA Report: Finanziare il Secolo Africano mostra come l’APS globale abbia raggiunto i 140,1 miliardi di dollari nel 2016, un aumento del 7,4% dal 2015 in termini reali, ma anche come la quota destinata ai paesi meno sviluppati sia scesa al 28% nel 2016, rispetto al 32% di soli quattro anni fa. L’Africa, che ospita oltre il 50% dei più poveri del mondo, ne risente più gravemente considerato che i paesi donatori non hanno rispettato le promesse sull’APS, nonché a causa dei bassi livelli di investimenti diretti esteri (IDE) e della diminuzione delle risorse interne. La quota degli aiuti globali destinati all’Africa è scesa dal 36% nel 2012 al 32% nel 2016. Inoltre, i prezzi al ribasso delle materie prime hanno portato ad un calo del 24% delle risorse interne dell’Africa dal 2012 e gli IDE sono stati concentrati in pochi paesi tra il 2014 e il 2016: il 73% degli IDE verso l’Africa è stato destinato a 10 paesi.
Gayle Smith, CEO e Presidente di ONE, ha dichiarato: “Il motore che potrebbe alimentare lo sviluppo dell’Africa non sta ottenendo il combustibile necessario. I donatori devono rispettare i loro impegni nei confronti dei più poveri del mondo e tutti i paesi devono collaborare per aumentare i flussi di capitali privati e le risorse nazionali”.
La mancata capitalizzazione del dividendo demografico africano avrà un impatto globale – che influirà sia sui paesi ricchi che su quelli poveri – causando maggiore instabilità e popolazioni sfollate, ha ammonito Smith.
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